Chi è di scena
L'amore di Alda
(omaggio ad Alda Merini)
scritto e diretto da Alessandro Fea
con Ilaria Gambini (voce/readings) e Alessandro Fea (chitarra/synth/loops)
giovedì 19 dicembre 2019 ore 21
Ingresso 10 euro
Info e prenotazioni: 3207279212 - prenotazioni@teatrosangenesio.it
Un viaggio teatrale musicale nella poetica di una grande artista, una delle figure più carismatiche e controverse, attraverso i suoi testi, i suoi diari, le sue poesie sonorizzate dal vivo, unito ad un percorso della musica e degli autori a cui era più legata ed affezionata, da Celentano, a De Andrè, Tenco, Endrigo…
Un intreccio multimediale tra musica, poesia e letteratura.
La parola narrata, diventa suono, diventa immagine…
Lo spettacolo ha debuttato nel 2012 a Roma, riscuotendo un grande successo di critica e pubblico, partecipando anche ad alcuni importanti festival di teatro e poesia
(Festival della poesia a Bevagna, Festival dell’Arno)
In questo caso, il risultato è un oscillare di emozioni che veicolano le parole, sempre toccanti, della grande poetessa scomparsa: poesie, racconti, riflessioni. Dal profondo della sua anima, attraverso fasi, momenti e incontri della vita, le suggestive immagini evocate di Alda Merini fluttuano sul palco.
La regia di Fea, che è anche in scena come musicista, gioca sulla commistione narrativa fra la poetica della Merini e alcune canzoni tanto belle quanto note (Tenco, Modugno, Paoli….) reinventandone il linguaggio musicale per fonderlo con gli amori, le attese, la morte, il baratro dei testi di lei. Le immagini che restano nell’aria così evocate sono prepotentemente rivelatore: sono “il greto della vita”, le “notti che non accadono mai”, la “vita feroce che lascia vivere”, l’inconsistenza dell’amore, l’estrema lucidità davanti all’eclissi della ragione. Il resto è poesia.
(Donatella Codonesu – teatroteatro.it)
Spell è prima di tutto una felice intuizione di Alessandro Fea, qui in veste di musicista oltre che di drammaturgo e regista. Una felice intuizione che ha avuto la fortuna di incontrarsi con la generosità interpretativa di Ilaria Giambini, che ha incarnato questo progetto fin dal primo allestimento ( …) Avevamo già elogiato la sua bravura nel secondo Spell, e torniamo a farlo insistentemente perchè la Giambini commuove fino alle lacrime e si fa espressione di uno dei più onesti omaggi che siano mai stati fatti alla poesia di Alda Merini e a quella di Tenco, Andrè, Paoli, Gaber, Endrigo. Senza nulla togliere a Fea che del progetto è papà e levatrice. Uno spettacolo da vedere, da rivedere e vedere ancora per lasciarsene emozionare e per sostenere uno teatro che sa regalarci momenti altissimi nonostante lo si cerchi da più parti di cancellare perchè fa pensare.
E chi pensa è sempre più libero di chi non lo fa.
(Paesano – teatro.org)
(…) Grazie all’originale e suggestiva esecuzione di Alessandro Fea, mente del progetto, e all’intensa performance di Ilaria Giambini, lo spettacolo è capace di dare voce al “suono dell’ombra” anzi delle ombre di una donna e di un’autrice tra le più emblematiche della nostra storia.
(…)La musica sperimentale di Fea ricorda quella elettronica e visionaria di Pasquale Catalano e traccia una colonna sonora della parola che, rielaborata dalle melodie e dalle luci dolci, scalfisce il pubblico accompagnandolo in una sorprendente immersione negli abissi spinosi della Merini. La voce della Giambini, potente e toccante, segna dal vivo e in inserti registrati una scia subliminale nell’esperienza percettiva degli spettatori, ai quali vengono proposti testi significativi della poetessa e brani musicali di Tenco e De André, che prolungano il senso sommerso dei versi – l’amore panico, l’identità femminile ultracorporea, la malattia come male di una società sorda, la maternità carnale, il dolore dell’incomprensione. E colpisce che alcune canzoni sembrino delineare un colloquio dal vivo con la poetessa omaggiata, cercare nel solco delle sue tematiche un’ancora per liberarsi dall’“ipocrisia dei mai” che, finché fu in vita, servì a mascherare una distanza solo oggi colmata.
(Angela Cinicolo)
Grazie all’interpretazione di Ilaria Giambini, accompagnato dalle sonorità dello stesso Fea, "Spell - L’amore di Alda" dà vita a un intrecciarsi continuo di emozioni, a un aggrovigliamento di sensazioni e sentimenti che prendono corpo attraverso qualcosa di così astratto e sfuggente, come può essere la voce del corpo e quella della musica. Tra estensioni vocali ed elaborazioni sperimentali, la voce corre su un filo teso e altisonante, dotato di una strumentalità a volte elettrica, a volte dolce come può esserlo una nota ballata.
Alda Merini viene così omaggiata da un progetto che probabilmente vede nella sua poetica il massimo della sua capacità espressiva. Ci si trova così di fronte a un mondo rovinato su se stesso, dove la pietà è puro ricordo, la compassione è un fiore solitario in un giardino, la dolcezza un continuo sfiorare, rabbioso e delicato, le sfumature dell’essere.
(TrovaRoma.com)
Una voce aggraziata traduce la serenità di quel cielo terso che vedono solo i ‘rinchiusi’, coloro che i presunti sani di mente considerano pazzi.
Pazzia è solo un languore amoroso, è la paura di perdere la ragione ed in questa paura germoglia la poesia di Alda Merini che vive nel manicomio i suoi più bei sogni d’amore ed è lì che il suo talento letterario la consacra poetessa immortale.
Gesti deliranti e teneri evocano le strazianti miserie dell’animo umano e generano emozioni indicibili in un pubblico assorto e coinvolto dalle note di una chitarra che come carezzevole piuma accompagna il canto poetico di Ilaria Giambini.
Grazie Alda per aver reso la scrittura e la tua follia, pura poesia.
Chitarra e regia di Alessandro Fea
Di Tania Croce (Qualeteatro)